PIX
Concetto
Prendiamo una farfalla o un’ape di Federico, se la decostruissimo troveremmo una memoria infantile di giochi elettronici vintage, evidente il richiamo a Space invaders, accanto ad essa ci sono citazioni precolombiane, i pixel s’incarnano in tessere di un mosaico che allude a linguaggi desueti, c’è un teschio e il nero che diventa colore, crocifissione e resurrezione… Abbiamo gli elementi di base sul tavolo, ma la farfalla è un organismo, non la si può smontare e rimontare a piacimento, non è un orologio. Se la smonti la farfalla muore, la somma è maggiore e differente dal risultato degli addendi. Paris si muove come un bricoleur in territori mnestici, ne trae ciò che vuole e lo fa diventare una cosa vera. Si deve inventare regole e tecnologie, anche l’elemento più futuribile nasce con una patina di antico che pare sempre di trovarsi davanti a un pezzo riciclato, tirato fuori da una cantina o da un baule. L’oggetto farfalla, è un piano di sintesi di una pluralità di simboli. Dico simboli e non segni, perché non c’è un rapporto rigido tra significato e significante. Abbiamo un’area semantica priva di confini netti, tuttavia siamo all’interno di un sistema. Allora mi trovo a fronteggiare un’altra domanda: è possibile richiedere coerenza, e quindi conferire validità, a un sistema sfocato?
Naturalmente sì. La borsa è regolata da logica fuzzy, i valori sono sempre in movimento, individuati in una zona compresa tra x e y. La reverie è fuzzy nel senso che accoglie il principio d’identità e lo inserisce in un campo di maggiore complessità, un territorio che prevede contraddizione e pluralità. Nello stesso istante la farfalla, che ora osservo attraverso la finestra di via del ginnasio, è un aquilone scintillante e uno stendardo da processione.
Antoni Rocca